Le ultime opere dell’ultimo periodo appaiono subito all’osservatore prive di casualità, ma frutto di impostazioni preordinate e cerebrali, dove la tela-pagina si presenta come una superficie nobilitata da segni e aggregazioni formali che si articolano e sviluppano come un linguaggio vero e proprio, dove è evidente il rapporto tra la forma grafico-pittorica e la struttura metrico-lessicale della scrittura in genere e della poesia in particolare.
Negli alfabeti pittorici di Labianca il segno è solo un indizio o, talvolta un rimando alla potenza evocativa della parola, in un’ ideale parabola che va dal segno fino ad una forma comunicativa vera e propria, che l’insieme degli stessi determina
Si instaura, così, un dialogare tra l’opera e lo spettatore in cui è quest’ultimo ad intessere le trame del rimando interpretativo suggeritegli dall’opera stessa. E’ lo spettatore a farsi epicentro della sintesi interpretativa dal quadro; sintesi soggettiva e quindi mai oggettiva o casuale. E’ nella mente dello spettatore che l’opera, apparentemente tecnica e meccanica si trasforma, in opera poetica. L’osservatore è così rivelato!